Il vicepresidente di Amazon Tim Bray ha espresso sgomento per la scelta della società di Jeff Bezos di “licenziare i magazzinieri che avevano protestato impauriti dalla pandemia di Covid-19″. Bray ha annunciato le dimissioni attraverso una lettera pubblicata sul proprio sito web, e segna la fine della collaborazione dopo sei anni.
L’ex dirigente ha lanciato accuse pesanti ad Amazon, ed ha affermato che licenziare e denigrare i dipendenti che hanno organizzato le proteste in quanto preoccupati per la situazione lavorativa durante la pandemia è inaccettabile. Nella lunga lettera, Bray senza mezzi termini afferma che i licenziamenti sono “progettati per creare un clima di paura”.
Secondo l’ingegnere, la strategia di Amazon durante la crisi sanitaria è stata quella di licenziare i dissidenti e denigrarli sia dinanzi alla stampa che a porte chiuse. Nei magazzini americani ci sono stati decine di casi confermati di Coronavirus, il che ha scatenato le proteste dei dipendenti in quanto convinti che l’e-commerce non avrebbe fatto abbastanza per proteggerli dal virus. Alla mobilitazione si sono aggiunti anche i colleghi di Target, FedEx, Instacart e Whole Foods.
Amazon in una dichiarazione a Motherboard ha affermato che questi “stanno diffondendo disinformazione e false notizie su quanto fatto dalla società”.
Bray afferma che queste notizie “provano la vena di tossicità che interessa la cultura aziendale, e non voglio nè servire nè bere quel veleno”. “Rimanere VP di Amazon avrebbe significato, in effetti, approvare azioni che disprezzavo profondamente. Quindi mi sono dimesso”.
Amazon, interpellata da Vice, si è rifiutata di commentare la lettera dell’ex vice presidente
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